Primi impatti economici della guerra
I primi impatti economici della guerra in Ucraina stanno iniziando ad emergere coinvolgendo differenti settori.
Dall’analisi della Coldiretti sulle quotazioni mondiali al Chicago Board of Trade, punto di riferimento per le materie prime agricole, i prezzi sono, inevitabilmente e vertiginosamente, aumentati. Il grano ha raggiunto i massimi dal 2008 con un valore di 37.5 centesimi al chilo, valori in aumento anche per la soia e il mais, di cui l’ucraina è per l’Italia il secondo fornitore. La situazione mette in crisi l’alimentazione degli animali e, allo stesso tempo, anche le industrie di pane e pasta iniziano a lanciare l’allarme scorte.
Un altro settore coinvolto dall’escalation è quello del gas. Dal 4 marzo, lo Yamal-Europa, uno dei tre gasdotti utilizzati dalla società russa monopolista Gazprom e fornitrice del 10% del fabbisogno del Paese, ha smesso di funzionare in Ucraina. L’Italia, e la stessa Europa, hanno così accelerato il il lavoro per "diversificare le fonti di energia", come annunciato dalla stessa presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen.
La guerra sta inoltre avendo conseguenze sempre più rilevanti anche nel settore auto, che negli ultimi anni era già in difficoltà a causa della crisi dei chip che ha rallentato nettamente la produzione. Oggi la situazione è ancora più complicata in quanto in Europa gli stabilimenti BMW e Volkswagen sono fermi a causa della mancanza dei cablaggi mtren molte altre case automobilistiche hanno interrotto l’esportazione delle vetture in Russia o ne hanno rallentato la produzione.
È chiaro che la carenza di materie prime potrebbe portare ad un aumento dei prezzi al consumatore. Intanto, i costruttori hanno comunque alzato il livello di allerta per capire quali ripercussioni avranno da questa drammatica situazione e quali contromisure dovranno prendere.
Torino, 07 marzo 2022
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