Pensioni, cosa cambia con la riforma Boeri
L’ambizione del presidente dell'Inps Tito Boeri è quella di guarire dalla "malattia dell'ultima sigaretta" da cui sembrano essere afflitte le interminabili riforme del nostro sistema previdenziale. La citazione presa da La Coscienza di Zeno nella Relazione annuale dell'ente presentata al Parlamento non è casuale: l'economista bocconiano la utilizzò undici anni fa, per criticare l'allora riforma delle pensioni firmata dal duo Tremonti – Maroni in un intervento comparso sul blog lavoce.info di cui Boeri è stato un vivace animatore.
Il titolo del post di allora era appunto "La riforma delle pensioni e la malattia dell'ultima sigaretta", l'ennesima riforma, scriveva Boeri, che "poteva essere l'ultima della serie, ma non lo sarà". Dal 2004 di passi ne sono stati fatti pochi, secondo Boeri. Ma l'interrogativo si potrebbe rispedire al mittente, il quale, tuttavia, con ambizione e sicurezza, ha illustrato mercoledì una bozza di riforma che consisterà in "una serie di aggiustamenti ben calibrati" che "possono permetterci di non dover più intervenire in futuro, dando finalmente stabilità normativa, sicurezze ai contribuenti e ai pensionati".
Proposte formulate, ha detto Boeri, "non per esigenze di cassa, ma ricercando maggiore equità, tanto fra generazioni diverse che all’interno di ciascuna generazione". Ma cosa cambierà, se il governo decidesse di far suo il piano del presidente Inps? Proviamo a spiegarlo in cinque punti.