Leopoli e i suoi siti ebraici. Diatribe e soluzioni
Ogni importante decisione relativa alla gestione del patrimonio artistico di una citta’ come Leopoli, il cui centro storico e’ completamente sotto tutela dell’Unesco dal 1998, ha spesso molto clamore sia a livello nazionale che internazionale. E’ della scorsa settimana la decisone della Corte Suprema Ucraina che ha proibito al Comune di Leopoli di procedere con i piani controversi per commemorare siti del patrimonio ebraico.
La Corte Suprema dell'Ucraina ha emesso la sua sentenza la scorsa settimana contro il piano della città di realizzare progetti che vorrebbero commemorare tre siti ebraici invece di ripristinarli.
Nel 2010, la città ha annunciato un concorso internazionale per architetti interessati nella stesura di progetti per commemorare l’antico quartiere ebraico di Leopoli, il cimitero ebraico della città risalente al XIV secolo, che ora viene utilizzato come mercato, e un ex campo nazista.
Ma il piano è stato opposto da parte dell'Unione dei consigli per gli ebrei dell'ex Unione Sovietica e dalla Sinagoga di Leopoli, perché "è stato concepito per coprire e commemorare il passato ebraico invece di ripristinare le sue rovine e celebrare la vita ebraica qui e ora" riferisce Meylakh Sheykhet, direttore dell'ufficio ucraino del sindacato.
Nella sua sentenza, la corte ha ritenuto il piano della città non conforme agli standard internazionali di conservazione.
A seguito dei negoziati improduttivi con i funzionari della città, il sindacato ha presentato quest'anno un'ingiunzione per fermare il piano della città. Nel mese di marzo, il tribunale regionale ha deciso a favore del movimento del sindacato, ma la città ha fatto appello. Mercoledì scorso, la Corte Suprema ha confermato la sentenza del tribunale di grado inferiore e ha respinto il ricorso della città.
"I piani della città non erano conformi con gli standard internazionali per la conservazione del patrimonio, né con il diritto e le risoluzioni del governo ucraino in materia", ha detto Sheykhet. Egli ha anche detto che la città non era interessata a ripristinare i siti del patrimonio nel quartiere ebraico, perché questo sarebbe venuto a scapito di ristoranti e altre attività che operano dove prima c’erano le sinagoghe.
La sentenza rappresenta "una nuova era per la risoluzione delle complesse questioni che circondano la buona conservazione dei siti del patrimonio ebraico che ha subito danni gravi da regimi totalitari", ha detto Sheykhet.
Proclamandosi convinto del peso epocale della sentenza nella materia della gestione del patrimonio artistico-culturale ucraino, ha infine aggiunto che la sentenza dimostra che "l'Ucraina è cambiata e non tornerà mai a quello che era prima di Maidan".