La Repubblica marinara di Genova e le colonie in Crimea
La Crimea, così apparentemente lontana, riserva ad un occhio attento tracce di un passato a noi vicino. Quelle coste a ridosso del Mar Nero, infatti, conservano resti evidenti della colonizzazione genovese, quando la Repubblica aveva una forte influenza nel Mediterraneo e si scontrava per il suo predominio commerciale contro altre potenze marinare come Venezia, rivaleggiando anche contro potenti imperi, il più temibile dei quali era il Khanato dell'Orda d'Oro. Tra questi, però, solo l'avanzata degli ottomani nel corso del 1400 riuscì a ridimensionare l'espansione dei suoi territori sino al declino delle colonie avvenuta nel Settecento.
I presidi in Crimea avevano un ruolo assai importante per l'economia della Superba e le consentivano di fare affari con la Russia e altri paesi dell'area transcaucasica. La potenza ligure ebbe numerosi possedimenti nella regione del Mar Nero, specialmente tra il XIII e il XV secolo. Il territorio che le racchiudeva era conosciuto come Gazaria, e comprendeva tra le altre Caulita (Jalta), Cherson (l'odierna Sebastopoli), e Caffa.
Quest'ultima, l'attuale Feodosia, era un'importante insediamento fondato dai genovesi tra il 1270 e il 1275 nella penisola di Crimea, sulle pendici del monte Tepe-Oba, ed è stato per lungo tempo un punto di contatto tra la cultura mongola-tartara e quella occidentale, contribuendo alla ricchezza di Genova e delle sue rotte mercantili. Il porto di Caffa commerciava soprattutto schiavi, venduti alle famiglie agiate d'Occidente e in Egitto, prodotti provenienti dall'Estremo Oriente (seta e spezie) e altre risorse locali: miele, pellicce, cereali, cera.
La città, nel suo periodo di massimo splendore, godeva di discreta autonomia politica: aveva un proprio statuto, un console e un piccolo e grande consiglio; inoltre, ospitava una zecca che coniava aspri d'argento. Sono trascorsi secoli, ma ancora oggi è possibile ammirare le rovine delle mura medioevali di Caffa che si stagliano sul mare, e che un tempo la cingevano difendendola dai frequenti assalti nemici.