L'impatto del conflitto sul settore metallurgico
In questi giorni si discute sempre più spesso degli aspetti più rilevanti in termini di carenze di materie prime, conseguenze della guerra sul mondo intero e sulle industrie dipendenti da questi mercati.
L’impatto del conflitto Russia-Ucraina sulla siderurgia italiana è rilevante soprattutto in termini di aumento dei prezzi delle materie prime (minerale di ferro, rottami di ferro, carbone) e delle fonti energetiche (gas ed energia elettrica).
Rispetto ai prezzi post-guerra (e quindi prima del 24 febbraio 2022), possiamo notare un aumento del costo del minerale di ferro del 14,7%, rottami di ferro del 16,2% e del carbone del 17,9%.
Per quanto riguarda il gas l’aumento è stato di circa il 56% e del 59,2% per l’energia elettrica.
Per effetto di tali incrementi nel prezzo delle materie prime, il costo della produzione di una tonnellata di acciaio con altoforno è aumenta del 14,4%; mentre quella con forno elettrico del 21,2%.
“Circa l’80% delle bramme importate dall’Ucraina è destinato per il 62,5% alla produzione di lamiere da treno e per il 37,5% alla produzione di coils da parte di due laminatoi presenti in Italia del gruppo siderurgico ucraino: Metinvest e Valsider.
Il restante 20%, insieme alle importazioni dalla Russia e da altri Paesi, in tutto circa 980mila tonnellate, è destinato ad altre imprese italiane produttrici di piani non. E non sarà per nulla semplice trovare nuovi canali di approvvigionamento per le bramme” spiega Stefano Ferrari - responsabile dell’ufficio studi di Siderweb.
La domanda sorge quindi spontanea: come colmare la lacuna creatasi a causa del conflitto?
Ma la risposta pare non sia coì immediata; ci si potrebbe rivolgere agli altri grandi esportatori, come Brasile e Giappone. Ci sono però due grandi svantaggi: la distanza geografica e rapporti commerciali inesistenti.
La soluzione più semplice sarebbe quindi guardare al blocco europeo di produttori (Germania, Polonia, Francia) dove gli acquisti italiani oggi sono molto bassi ma non inesistenti; per questo si potrebbero implementare coprendo così parzialmente il fabbisogno ad oggi non soddisfatto (ma sarà comunque una soluzione momentanea).
Si spera quindi che il conflitto termini al più presto così da riallacciare tutti i rapporti commerciali, fondamentali per le produzioni non solo in italia ma nel mondo.
Torino, 13 aprile 2022
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