Il Parlamento caccia Yanukovich

Il Parlamento caccia Yanukovich Viktor Yanukovich ha tentato la fuga in Russia, lasciando campo libero alle opposizioni. La Rada, il Parlamento ucraino, ha immediatamente votato la sua destituzione ed indetto elezioni presidenziali anticipate per il 25 maggio. La gente del Maidan (piazza Indipendenza) è in festa. A Kiev, sono convinti i manifestanti, si è scritta una pagina nuova della storia ucraina. Il popolo, stanco per la mancanza di prospettive e per la corruzione dilagante, ha cambiato la sua classe politica. Purtroppo, come ha confermato il ministero della Salute, 82 persone hanno perso la vita negli scontri e 405 sono i feriti in ospedale. I ministri sono “spariti”,e i dimostranti anti-governativi hanno fatto irruzione nella residenza di Yanukovich. Dopo tre anni di carcere Yulia Timoshenko lascia la cella di Kharkiv e arriva in piazza Maidan a Kiev per parlare ai manifestanti: l’accoglienza è trionfale. L’ex premier arringa la folla seduta su una sedia a rotelle. “Ucraina libera!” grida.”Se qualcuno vi dice che avete finito il vostro lavoro e dovete andare a casa non gli credete: dobbiamo andare avanti fino alla fine. Oggi l’intero nostro Paese può vedere il sole e il cielo perché la dittatura è caduta, non grazie ai politici e ai diplomatici, ma grazie a coloro che sono scesi in strada riuscendo a proteggere le loro famiglie e il loro Paese”. La leader omaggia i morti di questi giorni di proteste chiamandoli “eroi”. “Ora – aggiunge – dobbiamo fare di tutto per assicurare che i manifestanti non siano morti invano”. Annuncia di candidarsi alla guida del Paese e l’appuntamento per le urne è già stato fissato al 25 maggio dal Parlamento. Ma Yanukovich ai microfoni di una tv locale grida al golpe e dichiara: “Non mi dimetto. La crisi politica a Kiev è come l’ascesa dei nazisti“. Intanto si concretizza il rischio che la crisi di questi mesi porti il paese a una frattura netta tra l’est (filorusso) e l’ovest (filoeuropeo). I deputati orientali e meridionali fedeli a Yanukovich, riuniti a Kharkiv, città al confine con la Russia, affermano: ”Il Parlamento di Kiev non è legittimo”.