Le nuove raccomandazioni della Ue lista più corta e «apertura» all’Italia

Le nuove raccomandazioni della Ue lista più corta e «apertura» all’Italia

Alla fine il dubbio viene. Perché a parole la Commissione europea ha mostrato una certa apertura e disponibilità nei confronti dell’Italia, poi però leggendo le Raccomandazioni specifiche relative al nostro Paese si vede che l’elenco delle riforme da fare e dei settori su cui intervenire per mettersi in regola resta pur sempre impegnativo. Il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, ha spiegato che le raccomandazioni della nuova Commissione Juncker sono diverse da quelle del passato: «Il numero di raccomandazioni è stato ridotto e sono state incentrate su pochi settori prioritari d’intervento».

Questo vale per l’Italia ma anche per gli altri Paesi. Il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha spiegato che Roma ha presentato un’agenda di riforme «intensa e ambiziosa» e ha anche detto che «è importante che ora le attui». Incalzato, il responsabile per l’euro non si è sottratto dal puntualizzare che l’Italia «deve continuare il proprio lavoro e attuare le sue intenzioni su Pubblica amministrazione, lavoro e fisco». Dombrovskis ha anche spiegato che l’Italia «beneficia della flessibilità inclusa nel patto di stabilità e crescita e potrà quindi effettuare aggiustamenti inferiori del deficit nel 2015 e 2016», ma «è chiaro che in molti settori deve continuare il lavoro. Ha presentato un Def molto ambizioso».

La Commissione conferma la decisione presa il 25 febbraio scorso di non aprire una procedura per l’Italia per debito eccessivo nonostante la sentenza della Consulta che ha bocciato il blocco della rivalutazione degli assegni con conseguente aggravio per il bilancio pubblico: le rassicurazioni del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan di una soluzione nel giro di pochi giorni – ha detto Moscovici – sono state convincenti: «Non ci sono quindi cambiamenti maggiori nel nostro giudizio sull’Italia, il lavoro è in corso». «L’impatto preciso della sentenza sulle pensioni – ha spiegato – dipenderà dai rimedi del governo che devono ancora essere chiariti. Alla luce di queste nuove informazioni, si potrebbe ritenere necessario un rapporto sul debito (126.3). In assenza di questo nuovo elemento e aspettando chiarimenti si possono considerare valide le conclusioni di febbraio». Il testo del decreto legge con il quale il governo italiano restituirebbe la quota di perequazione delle pensioni bloccata dal governo Monti dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri di lunedì. Nel caso, timing europeo rispettato.


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