L’agroalimentare made in Italy resiste alla crisi

L’agroalimentare made in Italy resiste alla crisi

L’agroalimentare resta una delle eccellenze del made in Italy in grado di trainare l’economia, nonostante la crisi. Tanto che il settore, a livello nazionale, continua a crescere ma soprattutto ad offrire nuovi posti di lavoro, specialmente tra gli under 40. Non a caso il nostro Paese ha una capacità di creare valore aggiunto pari a circa 2.000 euro per ettaro: più del doppio della media europea, il triplo del Regno Unito (614 euro), il doppio di Spagna (906 euro) e Germania (994 euro) ed il 60% in più della Francia (1.226 euro). Cifre e statistiche sul comparto che sono state analizzate da Gi Group Academy (la fondazione promossa da Gi Group e nata per sviluppare la cultura del lavoro), con il contributo di OD&M Consulting, all’interno del volume dal titolo “I mestieri del Food&Beverage. Fra tradizione e figure professionali emergenti” che sarà disponibile dal prossimo mese di ottobre. Tra i primati detenuti dall’Italia nell’agroalimentare, uno fa riferimento al mercato del lavoro con un’intensità occupazionale di 7,3 addetti ogni 100 ettari a fronte di una media Ue di 6,6. La capacità attrattiva del settore sui giovani è elevata, visto che gli istituti agrari presenti sul territorio nazionale hanno registrato nell’ultimo anno un aumento pari al 39% rispetto al 2007.

Per quanto riguarda le imprese, la maggior parte di quelle che operano nell’agroalimentare, oltre il 70%, sono impegnate nella fase agricola della produzione, il 2,6%è coinvolto nella trasformazione, il 3,3% nell’intermediazione commerciale, l’8,5% nella distribuzione e l’11,4% nella ristorazione. Sul territorio nazionale il maggior numero di aziende agricole si registra al Sud e nelle Isole (pari al 17,1% del settore) e poi al Nord- Est (14,5% ). A fine 2014, il numero di occupati totali era pari a 848.175 unità, ripartite per il 70% in aziende entro i 9 dipendenti, per il 17% entro i 49 dipendenti, per l’8% in quelle fra i 50 e i 249 addetti e per il 6% in quelle oltre i 250 dipendenti. La crescente attenzione verso una sempre maggiore qualità dell’alimentazione, sta poi favorendo l’affermarsi di nuove figure professionali - come quelle del food innovator e del food blogger - sempre più richieste all’interno dell’intera filiera.

Nell’ultimo decennio i consumi alimentari nel nostro Paese sono cresciuti complessivamente del 22% mentre l’export di prodotti agricoli del 43% e di prodotti alimentari (trasformati) dell’83%. Con 273 prodotti registrati tra Dop, Igp e Stg, 523 tra vini a denominazione di origine controllata e garantita oppure a indicazione geografica tipica e 4.698 specialità tradizionali regionali, l’Italia vanta il primato mondiale di prodotti registrati. Il comparto agricolo del nostro Paese è poi tra i più sostenibili con un’emissione del 35% di gas serra in meno rispetto alla media Ue. Nono solo: i prodotti italiani presentano una quantità di residui chimici inferiore di quasi 10 volte rispetto a quella che oggi è la media europea.